Ogni qual volta si parla di sport è lecito mettere in contrapposizione gli sport collettivi e quelli individuali. Dunque la differenza tra quegli sport dove facciamo riferimento al concetto di “squadra”, come il calcio o il basket, e altri sport che fanno riferimento al concetto di “Atleta”, come il tennis o l’atletica leggera per citarne due.
Autore: Alessandro Torroni

Anche negli sport individuali c’è una squadra.

Oggi nell’era moderna, specialmente a livello professionistico, se pensiamo ad uno sport individuale dove la figura centrale è rappresentata dall’atleta, possiamo far riferimento allo stesso tempo ad un concetto di squadra. Pensiamo ai Federer, ai Tortu, AI Tiger Woods e così via: Siamo di fronte ad atleti e staff tecnici (dal fisioterapista, al mental coach, al preparatore atletico, agli scout e via dicendo) enormi, di primo livello, dove tutte le figure perseguono lo stesso obiettivo: il risultato sportivo. In maniera indiretta, attraverso l’atleta, ma tutti contribuiscono e lavorano di squadra. L’atleta tende a raggiungere un risultato sportivo, da solo in gara, ma “di squadra” in senso assoluto. Si, perché non è mai solo.

Si confronta, lavora, migliora e fa tutto quello che serve per ridurre la casualità del risultato sportivo con il suo staff, con la sua “squadra”. Ecco dunque che siamo di fronte ad un perfetto lavoro di staff, perfettamente finalizzato all’atleta, figura centrale, ma che allo stesso tempo avvicina il concetto di singolo individuo a quello di squadra.

Le responsabilità individuali all’interno di una squadra

Al contrario in uno sport collettivo permane la centralità dell’atleta, pur parlando veramente di “squadra”.

Proprio per questo la squadra va assolutamente considerata come una somma di atleti e non come un concetto nebuloso, come siamo abituati a pensare, dove le responsabilità si annacquano: parliamo invece di responsabilità individuale.

“Sai coach, domani se gioco meglio del mio avversario è più probabile che vinciamo. E se come me altri due o tre dei miei compagni giocano meglio del loro avversario, vinciamo sicuro”

Virtus Bologna. Viglia di una finale di Eurolega. Antoine Rigaudeau si rivolge così ad Ettore Messina.

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Come sottolineato da Ettore Messina - attuale Head Coach dell’Olimpia Milano e annoverato tra gli allenatori europei più titolati di tutti i tempi con esperienze anche in NBA - “è fondamentale in un’attività di squadra e di gruppo il concetto di responsabilità individuale” dove l’atleta “ha l’obbligo di dare il meglio della propria qualità”.

Se l’atleta riesce a dare il meglio della propria qualità, non solo la squadra è più forte ma lo stesso atleta ha il diritto di pretendere la medesima qualità dagli altri compagni del gruppo.

Tale apporto mette in evidenza l’importanza e la centralità dell’atleta all’interno di un contesto ben chiaro quale la squadra.

E’una mistificazione che nella squadra si vince e si perde tutti insieme – dice Messina. “Da un punto di vista statistico, del risultato, è vero che si vince e si perde tutti insieme. Però chi ha giocato bene non ha fatto lo stesso di chi ha giocato male. Chi non ha preso responsabilità in campo ha fatto meno di chi se l’è presa, indipendentemente dall’esito.

ETTORE MESSINA

Ecco che emerge anche all’interno di un gruppo la centralità del singolo. Pretendere la qualità di quello che si fa e di quello che fanno gli altri è un aspetto fondamentale del lavorare insieme e dunque del concetto di “squadra”.

L’importanza di essere autoesigenti

Un altro aspetto, collegato alla responsabilità individuale, che rimarca l’importanza dell’atleta all’interno del gruppo è rappresentato dal concetto di “autoesigenza”.

L’autoesigenza può essere spiegata come la convinzione e l’abnegazione di lavorare per poi rendere al massimo in competizione, in situazioni di massima pressione.

Lo stesso Ettore Messina sottolinea come “il ruolo più difficile per un allenatore è quello di far rendere al massimo il proprio atleta. Riuscire a far fare al proprio giocatore le cose come la competizione richiede che siano fatte”. L’allenatore è fondamentale perché ha l’arduo compito di “tradurre le difficoltà della competizione”. Ogni atleta deve capirlo e apprenderlo in allenamento non in gara, non durante la competizione. Questo perché “nella competizione, con la pressione, diventa tutto più difficile: il problema nasce proprio li”. Deve esserci una diversa interpretazione di quello che il lavoro. Il contesto di allenamento è niente rispetto alla pressione che ti metterà il momento del gioco, della gara, nel momento in cui competi.

La pressione che caratterizza l’allenamento è ridicola rispetto alla gara. Ecco che la mentalità, la ripetitività, l’abnegazione e la maniacalità del lavoro in allenamento diventa vitale per affrontare il momento decisivo che la competizione ti mette di fronte. Proprio per questo siamo di fronte al concetto di autoesigenza, il vero obiettivo per cui deve lottare un allenatore, un tecnico: lavorare per stimolare l’autoesigenza.

Se facciamo riferimento ad atleti come Michael Jordan, Kobe Bryant, Cristiano Ronaldo percepiamo immediatamente di cosa stiamo parlando. Di atleti dotati di grandissima autoesigenza, ossessionati dalla perfezione, dai dettagli, dalla voglia di vincere. Il risultato è il grande stimolo verso gli altri, verso il gruppo. Pretendevano molto ma davano anche molto, oltre ad avere un impatto incredibile su quella che in NBA si chiama Franchigia.

Lo stesso Messina rafforza il concetto. “Nel momento in cui tre dei miei dieci giocatori sono autoesigenti con se stessi e con i compagni io ho vinto, io non li alleno più. Io li mi metto a guardare e la macchina va da sola.

Quest’ultimo passaggio, fondamentale, evidenzia proprio come la lotta di un allenatore non è un cambio di direzione, schema 1, schema 2 o schema 3. Il vero obiettivo è che ogni atleta arrivi al punto che in un momento di grande pressione non snaturi la sua qualità, che una squadra faccia perfettamente quello che la situazione richiede in quel dato momento.

Sport collettivo o individuale: l’atleta come centro di gravità

Sia il concetto di responsabilità individuale che quello di autoesigenza sono due concetti indispensabili all’interno di un contesto di squadra, di gruppo. Hanno una natura prettamente individuale ma che influenzano in maniera importante il collettivo. Il tutto è riferito alla figura dell’atleta. Una figura centrale sia in ambito di sport individuali sia collettivi.

Da una parte il dato di fatto della centralità dell’atleta su quelli che sono gli sport di squadra è pressoché assodata, d’altra parte, al giorno d’oggi in entrambe le tipologie di sport aleggia sempre il concetto di squadra.

Squadra e atleta strettamente collegati, che sia uno sport collettivo o individuale.

Autore Alessandro Torroni
Area Marketing e Sviluppo FIDAL
Allenatore UEFA B
ALESSANDRO TORRONI